Quando mi verrai a cercare è la performance conclusiva del laboratorio svolto con i ragazzi del progetto “Questa casa non è un albergo” dell’Humanitas Scandicci. Lo spettacolo si terrà domenica 6 maggio, alle ore 15.00 presso la Casa del Popolo Vingone di Via Roma 166.
Protagonisti saranno:
Andrea Ducceschi, Caio Spataro, Elisabetta Bondi, Federico Lazzeri, Flavio Salvatici, Giovanni Petrini, Livio Corti, Lorenzo Tarchi, Maria Flavia Vassallo, Sergio Venzi, Simone Marrucci, Sofia Jodie Scalmanini, Stefano Bica
Humanitas è “nomen omen” ovvero un nome, un destino, un archetipo: UMANITA’. L’humanitas era un principio etico praticato già dai Romani e si avvicinava al concetto greco di filantropia: a quei tempi l’altro, anche se nemico, poteva essere un valore. L’humanitas dei romani è intesa come assistenza e comprensione verso quelli che riconosciamo come nostri simili.
Ancora oggi l’Associazione Humanitas è questo: persone che considerano valore riunirsi per superare barriere (qualunque esse siano) e per costruire “insieme” il diritto di ognuno a vivere degnamente la sua vita.
E allora chi meglio dei giovani a testimoniare un così arduo compito? Chi meglio di loro sa quanto costi buttare giù le barriere, far avvicinare qualcuno in prossimità di quel piccolo tesoro che è il proprio “io”? Ma chi più di loro possiede l’energia per farlo? Sono loro i “cavalieri” dell’Humanitas, sono loro che hanno l’onere e l’onore di abbattere le barriere e trasformare quel tenero “io” in un forte “noi”.
Usando il teatro come strumento abbiamo indagato sui concetti di umanità, dignità, diritti, libertà ed insieme ai ragazzi abbiamo attraversato i secoli, traendo spunto dal reale e prendendo a prestito brani di opere teatrali abbiamo immaginato e ricostruito frammenti di vita appartenenti ad un’umanità abitante “tutti i tempi ed i luoghi del mondo”. Attraverso queste “storie” i ragazzi hanno condiviso lo smarrimento dell’archetipo, ma non lo hanno combattuto. L’hanno fatto loro, si sono lasciati ispirare e ci hanno restituito, uno dopo l’altro, l’umanità di Amleto, di Macbeth, di Antigone, usando talvolta le stesse parole ma “producendo” emozioni nuove.
Il percorso fatto insieme ha trasformato questi ragazzi da spettatori in attori, spettAttori poiché a loro sono diretti i valori dell’Humanitas ma sono loro che avranno il compito di diffonderli in futuro.
Ecco che allora l’humanitas è diventata un fatto reale, non più un concetto astratto ma un’emozione personale e collettiva, un valore che appartiene di nuovo all’uomo e che soltanto attraverso l’uomo può mettere radici.
“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” ovvero “sono un essere umano, e ritengo che tutte le cose umane siano affari miei” . Questo fa dire Terenzio ad uno dei personaggi principali della sua commedia, circa duemila anni fa. Questo intendiamo raccontare ancora oggi, parlando di humanitas.