Fonte: www.ilmessaggero.it
Un filo di fumo ha guidato i soccorritori che fra i resti dell’Hotel Rigopiano hanno recuperato otto superstiti in buone condizioni che si erano rifugiati sotto un solaio del resort travolto da una valanga due giorni fa. Un filo di fumo, quanto di più sorprendente ci si poteva attendere in quello scenario di morte e devastazione, ha attirato nella mattinata l’attenzione di chi da due giorni stava scavando con piccole pale e con le mani fra neve, rocce e tronchi d’albero e macerie. Fra i sopravvissuti una mamma, una bimba, un bimbo e tre uomini. Un miracolo, perché la mancanza di voci fin dall’arrivo dei primi soccorritori e la devastazione del resort di lusso a 1.200 di altezza alle pendici del Gran Sasso pescarese sembravano non lasciare spazio alla speranza. Poi il ritrovamento, nelle prime ore delle ricerche, di quattro morti aveva aumentato la disperazione. I superstiti sono stati stati trasportato in elicottero alla base aerea di Pescara e quindi sei di loro all’ospedale della città, altri due a quello dell’Aquila.
«Appena ci hanno visto erano felicissime e non sono riuscite a parlare. Dagli occhi si capiva che erano sconvolte positivamente per averci visto. Ci hanno abbracciati: c’è stata una fortissima felicità». Cosi il soccorritore alpino della Guardia di Finanza Marco Bini racconta gli attimi del salvataggio della mamma e della figlia. «Le abbiamo trovate nel vano cucina, e poi abbiamo salvato le altre persone», dice Bini. «Ci siamo accorti della loro presenza perché avevano acceso un fuoco per riscaldarsi e abbiamo visto uscire del fumo da un cumulo di neve. Probabilmente avevano qualcosa da mangiare con loro. Mentre noi stavamo scavando questo varco loro ci sentivano. La speranza ora è quella di ritrovare altre persone in vita anche se non abbiamo avuto altri segnali o sentito rumori».
I vigili del fuoco sono stati in contatto con gli otto sopravvisuti con i quali hanno più volte parlato dalle 11 dopo aver aperto un cunicolo nella massa di neve, pietre e tronchi d’albero che ha coperto l’edificio spazzato via dalla forza della slavina staccatasi dal monte Siella che aveva un fronte di 300 metri e ha ha raggiunto una volocità di 300 kmh: un lavoro durissimo continuato senza soste dalle 4 di giovedì, quando i primi volontari del soccorso alpino e della Finanza sono arrivati con gli sci con le pelli di foca a Rigopiano sotto una tormente di neve e un percorso di sette chilometri esposto a valanghe e frane.
La parte principale dell’hotel, quella costruita nel territorio del comune di Farindoli negli anni Sessanta con non poche polemiche, è implosa ed è stata spostata di una decina di metri. Al momento i dispersi sono 22. Il ritrovamento dei sei superstiti è stato facilitato dal miglioramento delle condizioni meteo, anche se gli uomini del soccorso alpino, dei vigili del fuoco e della protezione civile, che scavano con piccole pale e con le mani, continuano a rischiare la pelle per il pericolo di nuove slavine.
Alla centrale operativa sono inoltre state chieste coperte termiche e bevande che saranno portate in quota dagli elicotteri. Dovrebbero invece essere presto in azione le prime pale meccaniche per aiutare i soccorritori e c’è
Due elicotteri, uno della Guardia Costiera con a bordo personale del 118, e uno dei Vigili del Fuoco sono costantemente in volo sopra la zona dell’hotel, mentre all’ospedale di Pescara tutto pronto per accogliere persone in stato di ipotermia.
I FAMILIARI
«Grazie» ha ripetuto più volte il familiare d uno dei dispersi del resort quando è uscito dall’ospedale di Penne ed è salito in macchina per raggiungere Pescara. Ha anche alzato le braccia guardando un elicottero che stava passando in quel momento diretto alla costa. Insieme ad altre due ragazze ha inviato un bacio verso il cielo.
All’ospedale di Penne (Pescara) sono riuniti decine di parenti di dispersi e quando si è diffusa la notizia dei ritrovamenti i sentimenti si sono divisi fra angoscia, ancora più forte di quella provata finora, e speranza. «Ci sono famiglie, genitori di ragazzi, le vittime sono in gran parte giovani – racconto il medico rianimatore Vincenzo Di Giovanni -. Finché non avranno notizie definitive la loro ansia resterà tremenda».
L’INCHIESTA
Sulla vicenda il pm di Pescara Andrea Papalia ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Già nella giornata di ieri gli investigatori hanno ascoltato come testimone Giampiero Parete, uno dei superstiti della valanga. Molto probabilmente, non appena le operazioni di ricerca delle persone sarà completata, i resti della struttura saranno posti sotto sequestro. Si cerca di capire tante cose, a cominciare, forse, dalla scelta di localizzare la struttura in quel posto che in tanti in queste ore hanno definito «completamente esposta».